FRATTURA


Pochi giorni fa ho ricevuto un regalo. Un libricino minuziosamente curato nella sua veste grafica; in copertina una conchiglia a spirale geometrica; un’attenta e precisa scelta della carta: “Frattura” di Antonio Seracini, Edizione Bonaccorso & C., anno di pubblicazione 1980. Ho arricchito così  la mia vasta libreria di una piccola perla poetica, della voce lirica di un ragazzo di ventisette anni che avvertiva l’esigenza di urlare le contraddizioni presenti nella sua epoca. Il testo si divide in tre sezioni. Nella “PRIMA FRATTURA” il poeta spazia sul terreno degli amori interrotti e più volte ricominciati, delle speranze lasciate da un primo bacio e degli abbandoni senza via di ritorno. Fratture che la poesia, come il cuore, conserva nella memoria indelebile. Nella seconda parte Seracini avanza lungo il campo minato degli egoismi umani, di una società fatta di falsi miti, “di giochetti di guerra e di economia criminale”, di istituzioni parassitarie. All’interno di questo putrido universo individua il volto di un nuovo eroe “LUI, il giusto” il quale, nonostante l’indifferenza che lo circonda, le bustarelle, la malattia dell’individualismo, continua a sperare che “almeno uno solo si possa accorgere che si può vivere in altra maniera”. Alla “TERZA FRATTURA” appartengono dei ricordi come la poesia “SCOMPARSA”, in memoria del professore-poeta Franco Montaldo Jerócades,  e “IL SACERDOTE” dedicata a Don Romeo, il poeta degli sconfitti. Il libro termina con tre brevi versi:

Ora che penso al cielo aperto

sulle tue ceneri, prendo a rileggere la vita

con la tua calma.

In “EREDITÀ” l’autore invita alla rilettura, a riprendere in mano ciò che è stato per migliorare ciò che sarà, per aggiustare questo vecchio mondo che ha bisogno di cure e attenzioni, per riorientare gli uomini smarriti. È un messaggio, purtroppo, di grande attualità che rende questo giovane poeta degli anni Ottanta (ancora oggi poeta) un precursore dei tempi, capace di rilevare i problemi e i necessari accorgimenti per ritrovare “l’ago” in grado di ricucire le fratture che sono state disseminate lungo tutta la storia dell’umanità.
Daniela Marani

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