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LA RICAMATRICE DI WINCHESTER


Alla luce del suo brillante percorso come scrittrice non poteva che essere un successo anche l’ultimo libro di Tracy Chevalier “La ricamatrice di Winchester”, Editore Neri Pozza, 2020.La storia, ambientata negli anni ’30, vede protagonista la giovane Violet che durante la Grande Guerra ha perso un fratello e il fidanzato e sembra essere destinata a rimanere nubile, o meglio zitella! Il suo desiderio di libertà e di autonomia è così forte da indurla a chiedere al suo datore di lavoro di essere trasferita, come dattilografa, nella sede di Winchester, lasciando la madre, pedante e lamentosa, nella casa di famiglia a Southampton.Nella nuova cittadina Violet entra a far parte di un’associazione davvero singolare, quella delle ricamatrici della Cattedrale che hanno il compito di decorare, con attenta precisione, i cuscini per i fedeli sotto l’abile guida della signorina Pesel. Sono cuscini meravigliosi, destinati a sopravvivere nel tempo come vere e proprie opere artistiche.Violet stringe alcuni legami un pò insoliti, almeno secondo i pregiudizi maschilisti dell’epoca, e si avvicina a un uomo, Arthur, un campanaro molto più anziano di lei che ha al suo fianco una moglie instabile a seguito della morte del loro figlio.Il suo mondo di ricamatrice si intreccia così con quello dei campanari della Cattedrale, due arti che la affascinano e che, in qualche modo, l’aiutano nel suo difficile cammino verso l’indipendenza, che intende perseguire anche a costo di sacrificare i suoi sentimenti e i suoi rapporti affettivi.Sono molti gli avvenimenti che concorrono a scandire l’evoluzione della storia fino a giungere a un finale inatteso, e in un certo senso appagante per la giovane Violet.Lo stile de Tracy Chevalier sfocia, come al solito, in una narrazione scorrevole e pulita; la vicenda è chiaramente filtrata dalla sua sensibilità  femminile capace di entrare, con tatto e discrezione, nel cuore della protagonista per evidenziarne i punti di forza ma anche le debolezze, che la ragazza cerca di superare con determinazione e volontà  pur di conquistare la sua emancipazione.Si tratta quindi di una buona lettura, sebbene l’autrice abbia raggiunto vertici più alti con alcuni dei suoi precedenti romanzi, in particolare “La dama e l’unicorno”, ambientato alla fine del XV secolo, che ruota attorno a uno splendido ciclo di sei arazzi ancora velati di mistero,  attualmente esposti al Musée de Cluny – Musée National  du Moyen Âge di Parigi.
Daniela Marani

Pranzi di famiglia


“Pranzi di famiglia”, edito da Neri Pozza nel 2019, è uno degli ultimi libri di Romana Petri, autrice due volte finalista al Premio Strega, che si divide tra Roma e Lisbona verso la quale il romanzo sembra essere un omaggio.La storia è davvero curiosa, una sorta di saga familiare che ruota attorno ai Dos Santos e alla volontà del padre, Tiago, di mantenere tutti uniti organizzando da anni i formali pranzi della domenica, ogni volta in un ristorante diverso.Tiago è un politico pragmatico e presuntuoso, che ama parlare di sè ed esaltare la propria posizione privilegiata anche davanti ai tre figli e alla nuova compagna, subdola e manipolatrice. La prima moglie, Maria do Ceu, è morta da poco e ha lasciato un vuoto profondo che i tre ragazzi, Rita, Joana e Vasco, non riescono a colmare. Ognuno di loro cammina per la propria strada, non sempre facile e in discesa, accomunati dal desiderio di ricercare il passato, ricostruire i loro ricordi che sembrano magicamente scomparsi dalla memoria e ritrovare le radici familiari che potrebbero risanare i fragili legami affettivi.La narrazione è senza dubbio piacevole e pulita così come la ciclicità degli incontri domenicali, durante i quali emergono i rancori e le ostilità  nutrite dai componenti della famiglia ma rigorosamente soffocate all’interno di ciascuno.Convince meno la presenza di un personaggio estraneo al contesto e poco funzionale agli intenti dell’autrice, l’italiana Luciana Albertini dal passato confuso ed enigmatico, poco credibile nel suo ruolo di pittrice stravagante che fa innamorare il giovane Vasco. Alcuni episodi legati a questa donna, sebbene marginali, disturbano il filo conduttore della narrazione e ne compromettono significato e scorrevolezza. Interessante il ruolo di altri personaggi minori come il vecchio nonno e lo zio, anch’ essi legati ai rituali della domenica, e soprattutto quello di mamma Maria do Ceu  morta di recente. La sua è una presenza costantemente palpabile perché madre amorevole e comprensiva, attenta all’armonia e alla serenità dei suoi figli. La storia è  ricca di emozioni e cambiamenti che rendono vive e in continua evoluzione le diverse personalità  e le loro complesse dinamiche di relazione; un’indagine minuziosa e attenta ai legami familiari e alla loro precarietà.
Daniela Marani